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2022 1 Luca TrioloDott. Luca Triolo,
Direttore UOC Pneumologia P.O. San Filippo Neri - ASL Roma 1

 

Quello che è accaduto negli ultimi due anni e mezzo tutti lo sanno e lo hanno sperimentato. Ma non tutti, per intuibili ed innumerevoli ragioni, sono consapevoli degli effetti che questa situazione ha determinato nella vita di singole realtà, ciascuna con necessità ed esigenze diverse; in gruppi, categorie e realtà lavorative, si sono infatti registrate ed evidenziate conseguenze diverse in differenti realtà personali e collettive.

Ognuno di noi cittadini ha dovuto radicalmente cambiare le proprie abitudini, le modalità di relazione e quindi complessivamente il proprio stile di vita. Tutti sono stati coinvolti in questa fase emergenziale e molti hanno dovuto sopportare, oltre alle necessarie restrizioni, le conseguenze che queste hanno determinato. E tra queste realtà dobbiamo considerare i pazienti, i nostri pazienti, che per anni hanno avuto nel nostro Centro, perché è della nostra esperienza che parliamo, un riferimento forte, aperto e competente.

La riorganizzazione dell’assistenza sanitaria, intesa nelle sue varie articolazioni, è stata profondamente mutata determinando un inevitabile cambiamento nel contatto con i pazienti, facendo emergere complessità mai sperimentate che hanno messo alla prova la tenuta del sistema e che inevitabilmente hanno innescato un necessario periodo di assestamento che ha seguito una prima fase di improvvisa criticità.

Noi specialisti conosciamo bene la fragilità e la delicatezza dei pazienti con patologie respiratorie ed in particolare di coloro che soffrono della cronicizzazione di esse. Sappiamo quanto sia importante assicurare una continuità assistenziale ed una risposta alle innumerevoli necessità che intervengono nella storia clinica di queste malattie. Ciò che è accaduto dall’inizio della pandemia (marzo 2020) ha avuto come risultato immediato l’interruzione del contatto tra specialisti e pazienti; è stata proprio l’attività ambulatoriale quella che per prima ha subito una improvvisa interruzione.

Nella nostra realtà ospedaliera del San Filippo Neri la UOC di Pneumologia, così come tutti i reparti pneumologici del territorio nazionale, è stata completamente orientata alla gestione dei pazienti affetti da infezione da SARS-CoV-2, il reparto di degenza e di Terapia Subintensiva Respiratoria trasformati completamente in area COVID e tutto il personale medico ed infermieristico è stato dedicato a tale attività. Questa situazione ha provocato un repentino ed inevitabile cambiamento che non poteva non avere ricadute sulla restante attività clinica, in particolare quella ambulatoriale che è stata, come detto, interrotta completamente. Si è ragionato con un criterio di urgenza e priorità, ben consci che tale scelta avrebbe penalizzato una fascia importante di pazienti. Scelta purtroppo in quel contesto non negoziabile.

L’aver interrotto l’attività ambulatoriale ha inevitabilmente chiuso quel canale di interazione, comunicazione e valutazione clinica sui pazienti seguiti presso le nostre articolazioni ambulatoriali; così come ha impedito l’ingresso di nuovi pazienti da prendere in carico.

È stato comunque immediatamente evidente come non fosse possibile procedere esclusivamente attraverso questo modello. Era necessario garantire ad una consistente popolazione di fragili una continuità soprattutto per coloro che necessitavano dei piani terapeutici per il rinnovo dell’ossigenoterapia domiciliare. Abbiamo quindi strutturato una attività condivisa con il personale infermieristico di recall su questi pazienti con la presenza del medico, attraverso un contatto telefonico che consentiva quantomeno una valutazione molto grossolana dello stato del paziente ed un follow-up delle condizioni cliniche, oltre a trasmettere un senso di vicinanza a questi pazienti.

Molti pazienti in quel periodo ci hanno contattato telefonicamente per essere rivalutati, ma certo era possibile da parte nostra trasmettere loro solo qualche consiglio ed accorgimento sulla base di quanto ci veniva da loro riferito.

Dalla descrizione sommaria di questa realtà emerge come e quanto sia stato complesso gestire questa fase e come gli strumenti e le risorse che abbiamo utilizzato fossero insufficienti, ma comunque hanno consentito di mantenere vivo un contatto con i nostri assistiti che poi, con la graduale e progressiva riapertura di tutte le attività, ha fatto sì che non si fosse perduto totalmente quel prezioso filo che ci lega reciprocamente.

La graduale riapertura dell’attività ambulatoriale, in condizioni diverse rispetto al passato, ha significato una ripresa della circolazione dei pazienti, si è ripresa l’attività di Fisiopatologia respiratoria con le opportune precauzioni e tutto sta rientrando in ciò che chiamiamo “normalità” anche se nulla è più normale ed il timore di nuovi cambiamenti esiste, ma senz’altro l’esperienza maturata in questo lungo periodo potrà aiutarci ad affrontare con maggiore consapevolezza eventuali nuove emergenze. Abbiamo utilizzato questi mesi per ricostruire un tessuto condiviso che è lo strumento attraverso il quale pratichiamo la nostra attività.

Recuperare la continuità assistenziale

Oggi abbiamo nuovamente la possibilità di assicurare ciò che per un lungo periodo è mancato o è stato insufficiente. Recuperare la continuità assistenziale è il nostro obiettivo e questo è indirizzato specificatamente alla gestione di tutte le patologie respiratorie attraverso percorsi ambulatoriali e di Day Service dedicati, proponendo un modello specialistico assistenziale articolato su linee di intervento che comprendono tutte le principali patologie respiratorie acute e croniche.

Abbiamo sicuramente compreso quanto sia necessario ed importante per ottenere il migliore risultato terapeutico, inteso nel senso più estensivo del termine, dare continuità al percorso di gestione condivisa di queste patologie. Mi riferisco in particolare ai pazienti con BPCO che necessitano di un approccio integrato clinico, educazionale, motivazionale in rapporto alla complessità della patologia e alla fragilità che ne deriva. Una delle conseguenze di questa interruzione è purtroppo stata anche l’effettuazione di diagnosi tardive di malattie importanti come il tumore del polmone. Pazienti che non hanno avuto la possibilità di raggiungere le strutture specialistiche in quel lungo periodo temporale, si sono poi presentati evidenziando condizioni di malattia già particolarmente avanzata in piena contraddizione con la filosofia della prevenzione e della diagnostica precoce. Questo aspetto importante ha impattato sulla nostra esperienza e sullo stato clinico dei pazienti.

Abbiamo ben compreso, noi ed i pazienti, come il contatto clinico è un momento di scambio di notizie, informazioni e sensazioni imprescindibile. Possiamo immaginare di utilizzare ed integrare a queste “tecniche” tradizionali con ciò che ci viene in aiuto dalla tecnologia. Oggi si parla sempre di più di televisita o in senso più ampio di telemedicina. Entriamo in un ambito complesso di cui al momento forse conosciamo ancora parzialmente le potenzialità e di cui conosciamo poco i limiti immaginandone solo alcuni. Sarà nostro compito comprenderle e farle comprendere al meglio per sfruttare in pieno anche questa opportunità nel modo più efficace.